GIANCARLO MIO FRATELLO: L'INTERVISTA

15.11.2015 17:34

Finalmente oggi pubblichiamo l'intervista che noi redattori del "Caro" giornalino online abbiamo fatto al Dott. Paolo Siani presso la nostra scuola, in occasione  del trentennale della scomparsa di suo fratello Giancarlo.

Purtroppo i fatti verificatisi l'altro ieri, ci portano a fare delle tristi  considerazioni: 11 Settembre 2001 per l'America, 13 Novembre 2015 per l'Europa rappresentano date, insieme a tante altre, dove il terrorismo ha leso la libertà dell'uomo, non più viaggiare liberamente in aereo, in treno, non più andare un venerdì sera ad ascoltare un concerto, a mangiare al ristorante o in pizzeria, o ancora più semplicemente andare allo stadio con la famiglia a vedere una partita di calcio.

Terrorismo però non è solo questo, non è solo  puntare un kalashnikov contro gente indifesa, o far schiantare un aereo che si è preso tranquillamente per lavoro o per un viaggio di piacere, terrorismo è  anche quando ogni volta, i nostri diritti vengono lesi, quando non si ha una casa, un lavoro, quando si subiscono soprusi, o quando ci sono persone che per accrescere il loro potere sfruttano gli altri, seminando in vari modi  morte, credendo  anche di zittire  per sempre chi, come Giancarlo, diceva solo la verità.

 

GIANCARLO: MIO FRATELLO

L’INTERVISTA

Buongiorno Dottor Siani, siamo la Redazione del carogiornalinonline. Per noi è un onore intervistarla. Nella celebrazione del trentennale della sua morte, tanto si è detto su Giancarlo, suo fratello, ora vorremmo sapere chi è Giancarlo attraverso i suoi occhi. (SARA COLMAYER)

Lei è un medico e si occupa  in particolar modo dei bambini, si ricorda com’era da piccolo Giancarlo? (REBECCA BREGLIA)

Giancarlo da piccolo era proprio come voi, fisicamente mi somigliava molto e come voi aveva una grande passione.

In prima media il suo insegnante pensò di fare un giornalino in classe, però non era “online”, all’epoca  non c’erano i computers, al massimo c’era una macchina da scrivere.

Giancarlo si dimostrò particolarmente bravo, per cui questo l’insegnante lo nominò caporedattore ed ogni mese doveva interessarsi di fare questo giornale: raccogliere gli articoli dei compagni e correggerli, è questo quello che fa un caporedattore.

Iniziò proprio così questa passione, come voi,  a scuola.Giancarlo era un ragazzo uguale a  voi, giocava a pallone, portava la Vespa, usciva con gli amici, era proprio come voi.

 

Ricorda quando c’è stata complicità tra voi fratelli?  Ci può raccontare di qualche marachella fatta insieme? (FRANCESCO LIETO)

Eravamo molto complici, stavamo sempre insieme. Giocavamo molto a pallone, anche in casa o giù al palazzo, quarant’anni fa c’erano meno macchine in strada, ma poi ritornavamo a casa e continuavamo a giocare e lì, ovviamente, rompevamo qualcosa.

Ricordo che avemmo regalato da nostra zia Laura un bellissimo pallone di cuoio, era pesante e un giorno giocando in casa, ci cadde dal balcone. Figuratevi dal sesto piano! Andò a finire giù in strada, su  una macchina e “bumm”…Fummo ripresi proprio in maniera dura dai nostri genitori, però la colpa fu di zia Laura perché ce l’aveva regalato. (Noi redattori ci mettiamo a ridere)

 

Per le madri, i figli sono tutti uguali, ma si cerca di proteggere sempre il  più debole, risponda con sincerità, chi dei due lo era? (ANNA CHIETTI)

Non lo so, di fatto io ero il più timido, riservato, lui di meno. Chi fosse più protetto non lo so onestamente, lui era molto più espansivo, più forte, ma non so se i miei genitori avevano maggiore protezione nei miei riguardi o verso di lui.

 

Suo fratello ha pagato con la vita l’essere giornalista, lei invece ha scelto di preservare la vita degli altri, soprattutto dei bambini  con la sua professione, quando lo ha deciso? C’è un nesso, con ciò che è accaduto a suo fratello? (VINCENZO GIURATO)

Ho deciso di fare il medico abbastanza presto,  da ragazzo. Fare  il pediatra l’ho scelto dopo ed in questo è stato fondamentale ancora una volta un libro. In vacanza portavo sempre cinque, sei libri e quell’estate portai con me un libro di pediatria, scritto da tre autori che successivamente avrei conosciuto a Trieste.

Andai in vacanza in Sicilia e  ricordo che sottolineavo tutte le parti che più mi interessavano di quel libro. Fu allora che decisi di fare il pediatra, mi sono specializzato e sono andato proprio a Trieste dove c’erano quei medici autori di quel libro di pediatria che avevo letto. Erano medici molto avanzati nell’ambito di questo settore. Quindi  la scelta di  fare il pediatra l’avevo già presa prima.

 

Ha mai avuto paura, in questi anni  che  le potesse capitare la stessa sorte di Giancarlo? (CHRISTIAN TROISE)

 

No, onestamente no. Non ho mai avuto paura che mi potesse accadere qualcosa.

 

Sappiamo che ha fondato l’associazione POLIS, perché ? (MARTINA LUONGO)

No, non l’ho fondata io, ma la Regione Campania nel 2009 perché c'erano tanti morti per camorra e non, e anche per dare un grande impulso alla confisca dei beni della camorra.

Il presidente della Regione Campania dell’epoca, creò quest'associazione e serviva quindi nominare un presidente  e istituire  un consiglio di amministrazione, individuò varie persone, tra le quali fui chiamato pure io.Io non volevo accettare, volevo fare solo  il medico, invece Don Luigi Ciotti, Presidente dell'Associazione “Libera”  che è un sacerdote, mi chiamò e mi convinse. Andai dal Presidente della Regione e gli dissi che avrei accettato solo a  tre condizioni.

La prima, era che il presidente  e il consiglio di amministrazione non avrebbe dovuto percepire soldi, avrebbero dovuto svolgere i loro compiti  gratis.Lo Statuto della fondazione, però, prevedeva che le cariche più importanti fossero pagate, allora andai con  il Presidente della Regione Bassolino dal notaio e facemmo cambiare lo Statuto, per cui io non sono pagato, ma non saranno pagate nemmeno le persone che verranno dopo di me.

Seconda cosa, dissi che dovevo  scegliere personalmente le persone che avrebbero fatto parte del Consiglio   e  terza che anche un amministrativo doveva essere una persona di mia fiducia.

Il Presidente della regione accettò queste tre condizioni ed io diventai Presidente dell'Associazione Polis, poi la carica mi è stata rinnovata da un altro Presidente della Regione, Caldoro, e il mio mandato scadrà nel 2018.

In questi anni, abbiamo fatto tantissime cose: libri, convegni, riunioni, ma ci preoccupiamo soprattutto di intervenire quando una persona innocente è vittima della camorra, sostenendo la sua famiglia con un gruppo di avvocati, psicologi  in tutti i momenti drammatici, subito e poi negli anni successivi.Facciamo un'opera sotterranea che non si vede, ma che, vi assicuro, avviene e purtroppo in Campania  le vittime della criminalità  sono tante, oltre 335.

 

Ai giovani che sono preda della camorra, ammaliati dal suo falso mondo e dal facile denaro, cosa si sente di dire? (FRANCESCA ESPOSITO)

Non sono molti questi giovani, non sono tanti, sembrano tanti, perché fanno più rumore. Siete molti di più voi, giovani che studiano, leggono, si preparano, suonano, vanno a scuola.I giovani che sono preda della camorra non sono tanti, sanno benissimo che la loro è una scelta sbagliata e lo sanno anche  le loro mamme che essi possono morire o andare in galera.

La cosa drammatica è che sono ragazzi come voi, giocano a pallone, hanno il cellulare, si fidanzano, ma sanno anche che possono perdere la vita e, allora, che bisogna fare? Bisogna non farli diventare così. Bisogna tentare in tutti i modi di farli frequentare il più possibile la scuola.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                       Insegnare loro a suonare la pianola e non la pistola, fargli capire che è meglio fidanzarsi e vivere sereni, invece di pensare che sarà ucciso da un altro clan o andare in galera per tutta la vita.Bisogna pensarci “prima” che succeda qualcosa, e si può fare.

 

Giancarlo ha scritto tanto, ma un pensiero che ci ha colpito in maniera particolare è questo: "Puoi cadere migliaia di volte nella vita, ma se sei realmente libero nei pensieri, nel cuore e se possiedi l’animo del saggio potrai cadere anche infinite volte nel percorso della tua vita, ma non lo farai mai in ginocchio, sempre in piedi."

Perché parla di cadere migliaia di volte,  e cosa intende per l’animo del saggio? (ILARIA DAVIDE)

Cadere nella vita è normale, ci sono tante delusioni, può accadere di tutto, tanti imprevisti, tante cose che vorresti fare e che non ti fanno fare per cui ci si può arrendere, invece lui pensava e lo faceva pure, che bisognava combattere e non arrendersi mai, trovare il modo di superare gli ostacoli, anche gli ostacoli più complicati.

Parla del “saggio”, perché  il saggio non si arrende davanti le difficoltà e sceglie una forma non violenta, pacifica,  supera le difficoltà con la non violenza, con il dialogo, con i discorsi ed è l'unica strada che ti porta ad oltrepassare  gli ostacoli.

 

Secondo lei,  quando, Giancarlo si è sentito minacciato? (ALESSANDRO RANNO)

Non l'ho mai saputo, non l'ha mai saputo nessuno, né io né la mia famiglia e neanche gli amici hanno mai saputo che Giancarlo potesse essere minacciato. Abbiamo notizie  che l'ultima  giornata era stata complicata, forse era successo qualcosa , ma non abbiamo mai saputo di minacce, non avevamo questa preoccupazione.          

 

Sapeva che addentrarsi troppo in certi “meccanismi” della camorra gli sarebbe costata la vita ? Per quale scopo l’ha fatto? (DAVIDE RANNO)

No, non lo sapeva, se lo avesse saputo non l'avrebbe fatto.

Lui non pensava di fare una cosa straordinaria, per lui scrivere era una cosa normale, pensava di fare il suo lavoro, raccogliere notizie e raccontarle, non pensava di fare una cosa rischiosa o pericolosa,  ma solo il suo lavoro, quello di scrivere ciò che accadeva.

Giancarlo ha scritto tanti articoli che ho raccolto in questo libro “Fatti di Camorra”, ma non ha mai scritto cose che non si sapessero già, non ha svelato cose che non sapessero già la polizia, i carabinieri, i magistrati, collegava i fatti ed era l'unico che li raccontava bene, nessun giornalista all'epoca  lo faceva.

 

Ha mai parlato con  lei delle sue  paure? (LUCA LANDINETTI)

Lui non aveva paure, io non ricordo che le avesse, non mi ha mai parlato di paure o di preoccupazioni, faceva il suo lavoro con serenità.

 

Abbiamo letto che Giancarlo lavorava come “abusivo”,  cioè non aveva un posto fisso in un giornale e poco prima che la sua giovane esistenza fosse stroncata,  aveva saputo  che sarebbe entrato a far parte della Redazione del Mattino, con chi ha condiviso questa felicità? (ANGELO LENTANO)

Con tutti noi, ma non era sicurissimo, c'era una possibilità, lavorava a Torre Annunziata, a Castellamare come “abusivo”, poi fu chiamato a Napoli nell'estate del 1985, perché un redattore del giornale andava in ferie e lui ebbe un contratto come sostituto, quello era il passo precedente all'eventuale assunzione, si sapeva che era la trafila da farsi.

Della sua eventuale assunzione, però lo hanno detto dopo la sua morte.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Per questo trentennale, le strade di Torre Annunziata sono state percorse dalla Mehari, l’auto  su cui suo fratello ha perso la vita. È stata guidata da tanti giornalisti per sottolinearne ciò che essa, ormai, rappresenta: il simbolo della legalità e il ricordo di quel sacrificio fatto in nome del diritto della notizia vera. Cosa ha provato e cosa prova ancora quando vede quell’auto? (ILARIA DAVIDE)                                                                                                                                                                                             

Quell'auto è una tristezza, la conoscete la storia della Mehari? Fu venduta da un mio amico nel 1986 perché io non la volevo più vedere, non ho mai saputo più niente di quell'auto, fin quando Marco Risi, figlio del grande regista Dino Risi, iniziò a girare le riprese del film Fortapasc. Mi chiamò un amico  dicendomi che una persona aveva in Sicilia, forse a Filicudi, la macchina di Giancarlo. Mi chiese se mi poteva interessare, io categoricamente risposi no, ma poteva interessare a Marco Risi e li misi in contatto.

La Mehari ritornò a Napoli fu rimessa a nuovo, cambiata di colore, diventò verde, prima era rossa, fu cambiata la batteria e si mise in moto. Le scene del film sono state girate  proprio con quella macchina.

Poi, nel 2011 decidemmo di farla camminare di nuovo, farle fare lo stesso percorso di quando Giancarlo  da casa andava al giornale e il primo a toccare quel volante per farla camminare fu Roberto Saviano

E' stato un segnale forte, abbiamo voluto far capire a tutta la città che quella macchina non si era fermata, continuava a camminare,  a portare le idee di Giancarlo e la sua “vita” in tutti i posti dove la macchina poteva arrivare.

Successivamente quell’auto è stata richiesta in molti posti e nello stesso anno quella macchina fu portata a Roma davanti alla Camera dei deputati, al Senato, ai Carabinieri e perfino davanti al Parlamento Europeo a Bruxelles.

Quella macchina voleva significare che c'era in questa regione, in questa città, un grande riscatto e cioè che, chi aveva ucciso Giancarlo nel 1985, aveva perso questa battaglia , perché, mantenendo in moto quella macchina, continuavamo a far “vivere” Giancarlo, dimostrando  che esiste in questa regione una forte, seria e intelligente  antimafia sociale, che è più forte della mafia.

Quest'anno  la macchina è ritornata a Torre Annunziata dove lui scorrazzava, per cercare notizie e molte persone di Torre Annunziata se la ricordavano, ora l’auto è esposta al PAN, il Palazzo d'Arte  di Napoli, a Via De Mille. Se vi capita andate a vederla.

 

Quanto sente la  mancanza di suo fratello? (MATTIA ESPOSITO)

Molto, la mancanza la sento sempre, in ogni momento. (segue un lungo silenzio)

 

 Qual è stato lo scopo di raccogliere tutti gli articoli di suo fratello nel libro “Fatti di camorra”?  (FLORIANA DE VITALE)

Far conoscere Giancarlo come era,  cosa scriveva. In questo libro c’è l’articolo del dieci giugno che  è molto importante, vi fa capire come si fa il giornalista. Raccontava semplicemente la verità. Voi piccoli redattori dovete leggerlo.

 

Dove pensa che sia ora Giancarlo? (GIUSEPPE CADAVERO)

Voi dove pensate che sia? (quasi tutti rispondiamo: in paradiso... ) sarà in paradiso, in mezzo a noi, che guarda, che vede, che sente. Certo, a Settembre a Torre Annunziata, quando  la sua macchina ha percorso quelle strade, sarà arrivato in qualche modo lì, in mezzo a tutti noi, però non so con precisione dov'è.

 

Ed ora una domanda che riguarda strettamente la sua persona, si parla di una sua eventuale candidatura a prossimo Sindaco di Napoli. È una voce veritiera? (MARIAFRANCESCA GIUGLIANO)

Si, nel senso che mi hanno chiesto di candidarmi ma ho detto no.

Quindi  è una voce vera, alla quale ho risposto no.

 

Perché si è pensato a lei ,  come eventuale futuro Sindaco di Napoli? (SARA COLMAYER)

Questa è una bella domanda: volete una risposta vera?

Quello che penso io? (rispondiamo siiiiii!) Non lo saprà nessuno? (tutti ridiamo).

Perché il partito che me lo ha proposto vuole vincere le elezioni e, quindi, sta cercando delle persone conosciute in città, perbene, lontane dalla politica che possano far vincere le elezioni. Questo non è sbagliato, ma io ho risposto che non lo so fare il Sindaco, se ora mi chiedete: “Vuoi fare il Preside ?” Io rispondo: “non lo so fare”, allora la Vicepreside mi dice: “io ti aiuto”, rispondo: “non lo so fare lo stesso”.

Anche nel mio mestiere avviene la stessa cosa.  Io faccio il pediatra, ma non so fare il chirurgo, quindi, se mi si chiede di fare il preside, il chirurgo io non lo so fare, ma devo capire come si fa. Il problema del partito era quello di voler vincere le elezioni, ma non di amministrare bene la città, ma io non lo saprei fare, per questo ho detto no. E non posso essere aiutato, perché dovrei capire come si fa, altrimenti non potrei mai fare cose giuste e fatte bene.

 

La redazione  del carogiornalinonline la ringrazia per la sua disponibilità, perché, nonostante i suoi molteplici impegni, è  venuto a portare la testimonianza di un vero giornalista, suo fratello Giancarlo,  che per noi giovani redattori del carogiornalinonline  è l’esempio di come non si debba MAI aver paura di denunciare la verità. (SARA COLMAYER)

 

Il Dottor Siani risponde:

Bravi!  E ci dona l’ultimo libro ”Fatti di camorra” con dedica  al “Caro” giornalino online.

 

Dottor Paolo, grazie e ancora grazie da parte tutti gli alunni della scuola TITO LUCREZIO CARO - BERLINGIERI.

 

 

In continuità …

All'incontro con il Dott. Siani era presente anche una delegazione di studenti della scuola Superiore Vittorio Veneto, la quale sottopone  al Dottor Siani questa domanda:

 

 “Qualcuno ha detto che la camorra è nel DNA dei napoletani, lei personalmente, colpito da un evento così straziante come la morte di suo fratello, cosa avrebbe risposto a questo qualcuno?”

 

No, io ho risposto! 

Questo qualcuno è la presidente della commissione antimafia Rosi Bindi, la quale ha detto questa cosa, l'ha detta male, forse voleva dire altro, insomma  grandi polemiche.

Ho scritto su fb  che oramai non abbiamo più bisogno di analisi sulla camorra, sappiamo già tutto, ma piuttosto  mi aspetto da lei  e dal governo interventi per combattere la camorra, fare cose per far finire questo fenomeno. Questo è il suo ruolo! Come disse Falcone “il fenomeno della mafia ha un inizio ed una fine”, se non ha una fine vuol dire che qualcuno non fa quello che deve fare per farlo finire.

Vorrei che facesse questo il nostro governo e la nostra commissione antimafia e non sempre solo analisi o studi. Siamo stanchi! Sappiamo tutti come è la situazione. Poi ho detto un'altra cosa,  invece di venire a Napoli e chiudersi nelle belle stanze ovattate della Prefettura, sarebbe opportuno andare a Forcella per fare le belle riunioni o nelle scuole,  a Secondigliano per vedere come stanno realmente le cose ed intervenire. Si sono molto arrabbiati con me perché ho detto questo.

C'è tanto da fare, il bambino napoletano non nasce camorrista, assolutamente no, se nasce a Forcella,  anziché a Posillipo ha più possibilità di delinquere, noi lo sappiamo.

Ragazzi, c'è in Calabria un bambino, “un pentito” attendibile, che nella sua casa ha raccontato di aver visto sempre, droga, armi, ma mai un libro. Che scelta potrà mai fare nella sua vita? Vendere droga, sparare; per cui io all' On. Bindi ho detto che  invece di dire,  deve fare!

Per prima cosa aprire asili nido. In molte regioni d’Italia sono stati stanziati i fondi, ma, per esempio, in Campania questi soldi non sono stati spesi e sono ritornati indietro. Vi sembra normale?

Chi non è in grado di spendere soldi, deve andar via e fare posto a chi sa spenderli.

Possibile mai che non si capisce che in questa regione ci sono dei problemi? La politica a cosa serve, allora , se non per risolvere i problemi?

Seconda cosa,  le scuole devono essere aperte fino al pomeriggio, i bambini, i ragazzi devono stare più tempo possibile a scuola, soprattutto nelle zone a rischio.

Terza cosa, bisogna  aprire biblioteche belle, con libri belli per bambini. Non ce ne sono o ce ne sono pochissime. Questo è quello che  mi aspetto che faccia la Commissione antimafia, non solo e non più analisi.

Per queste cose che ho detto, mi vogliono far fare il Sindaco!  (tutti abbiamo riso per la grande simpatia del Dottor Siani).

 

 

 

 

 

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Disegno di Emanuele De Stefano 3^M
 
 
 

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